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Mixer

/ OTTOBRE 2017

DOSSIER GRAPPA

Grappa italiana

Il prestigio

ritrovato

T

orna il sereno nel cielo della grappa italiana.

Dopo anni di progressiva contrazione, l’ac-

quavite di bandiera segna nuovamente una

crescita. «Nel 2016 laproduzioneha raggiunto

quota82milaettanidri –racconta

CesareMazzetti

,pre-

sidenteComitatoAcquavitidi

AssoDistil

(associazione che rappresenta circa il

95% della produzione nazionale di ac-

quavitiedialcoleetilicodamaterieprime

agricole) –. Di questi oltre 54mila sono

assorbiti dai consumi interni, chemetto-

nocosì a segnoun incrementodell’1,2%

rispetto al 2015».

Ma le buone notizie non finiscono qui.

«Stando alle nostre prime previsioni

– continua Mazzetti – nel 2017 il giro

d’affari del settore dovrebbe attestarsi

sui 400 milioni di euro, in linea quindi

con il risultato del 2016, a sua volta frut-

to di una crescita del 2% circa rispetto

all’anno precedente».

QUALITÀ E DIVERSIFICAZIONE

Dietroallaritrovatavitalitàdellagrappa,vièl’evoluzione

vissuta negli ultimi decenni dal settore. «Oggi l’acqua-

DOPO ANNI DI CRISI, IL SETTORE RITROVA LA SPINTA

ALLA CRESCITA, COMPLICE L’ATTENZIONE VERSO

LA MATERIA PRIMA E VERSO I PROCEDIMENTI DI

DISTILLAZIONE E AFFINAMENTO. MA ANCHE GRAZIE A

UNA DIVERSIFICAZIONE DELL’OFFERTA CHE HA REGALATO

ALL’ACQUAVITE ITALIANA UNA NUOVA NOBILTÀ

di Chiara Bandini

vite di vinacce “Made in Italy” – spiegaMazzetti – è un

vero distillato da meditazione. Si tratta di un risultato

importante, ottenuto, in primis, grazie alla forte atten-

zione riservataalla selezionedellamateriaprima, valea

dire levinacce.Manonsolo.Bisognaconsiderareanche

la grande cura riposta nell’impiego di procedimenti di

distillazioneall’avanguardiaenell’affinamentosempre

piùscrupolosodellegrappe. Eancora, va ricordatoche

per incontrare meglio i gusti del consumatore, oggi

non ci si limita alle referenzemonovitigno, ma si spazia

dalle barricate alle aromatizzate, a quelle derivanti da

blend di più vitigni».

Abbandonate le sue umili origini, l’acquavite italiana

si è insomma trasformata in un distillato nobile. «Il suo

prestigio – continua Mazzetti – è ormai equiparabile

a quello di altri prodotti come il cognac o il whiskey».

I NODI DA SCIOGLIERE

Le nuvole sul settore non si sono tuttavia ancora com-

pletamente dissolte. Resta il problema di un consumo

piuttosto limitato. «Gli ultimi dati Ocse – ricorda Maz-

zetti – parlano di 1,7 litri di bevande alcoliche, diverse

da birra e vino, degustate in media ogni anno dagli

italiani. Un valore che ci “incorona” come il Paese con il

piùbassoconsumodi alcol nelmondo industrializzato».

CESARE

MAZZETTI