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Mixer

/ DICEMBRE/GENNAIO 2018

INEI – Istituto Nazionale Espresso Italiano

R

ileva differenze tra il barista in Italia e nel resto

del mondo?

Si dice spesso che il ruolo del barista in Italia è an-

dato perdendo di prestigio nel tempo. È purtroppo

vero, perchéuna voltaesseredietro lamacchinaper espresso

significava essersi conquistati una posizione che si sapeva

richiedereuna certa competenza. Tra l’altro i baristi vestivano

perfino in divisa, avevano un dress code per sottolineare il

loro ruolo ben preciso nel mondo dell’ospitalità.

Negli ultimi anni però stiamo assistendo a una ripresa del

ruolo del barista, sta tornando la centralità di una professio-

ne sempre più riconosciuta. Ciò è dimostrato anche dalla

vittoria di un italiano alla finale internazionale di Espresso

Italiano Champion 2017 svoltasi durante l’ultima edizione di

Host a Milano.

Nel resto del mondo, specialmente nei cosiddetti mercati

emergenti, abbiamo assistito a un processo di valorizzazione

di questa figura: essere barista sta acquisendo un ruolo di

notevole interesse per le nuove generazioni.

Quanto è rilevante la formazione sensoriale per il barista?

La formazionecome in tutte leprofessioni è sempre rilevante,

quella sensoriale acquisisce un valore preciso perché sapere

valutare la qualità di un espresso e di un cappuccino significa

avere uno strumento per controllare il proprio lavoro e quello

dei collaboratori. L’Istituto Nazionale Espresso Italiano (Inei)

ha quindi posto al centro della sua certificazione sensoriale

la formazione dell’operatore finale tramite i corsi organizzati

con lacollaborazionedell’Istituto InternazionaleAssaggiatori

Caffè (Iiac). Va da sé naturalmente che una solida compe-

tenza sensoriale non è di nessuna utilità senza una serissima

preparazione tecnica, quindi direi che è la formazione più

in generale a essere il perno della qualità, a patto che sia

gestita con competenza.

Le gare baristi sono un veicolo efficace di formazione?

Inei sta acquisendounadiscreta esperienza sul campo, siamo

arrivati a quattro edizioni internazionali di Espresso Italiano

Champion, coinvolgendo inquellaappenaconclusapiùdi 400

baristidaottopaesi. Ildatoèchiaro: legareesercitanounfasci-

no enorme sul professionista. In primo luogo sono il contesto

per confrontarsi con altri colleghi e, specialmente in Italia, per

uscire dalla quotidianità del bar. Sono inoltre un momento di

forte valutazione sulle proprie capacità, in questo senso per-

mettono di migliorare la propria tecnica e il proprio modo di

lavorare.Come Inei abbiamovolutoprivilegiarequestoaspet-

to impostando la gara su punti chiave del lavoro quotidiano:

la corretta macinatura, l’erogazione degli espressi e

dei cappuccini, la pulizia della postazione di lavoro.

L’Istituto Nazionale Espresso Italiano

(www.espressoitaliano.org

),

di cui fanno parte torrefattori, costruttori

di macchine e macinadosatori e altri

sodalizi che volgono la loro attenzione

all’espresso di qualità, oggi conta 39

associati con un fatturato aggregato di

circa 700 milioni di euro.

PAOLO NADALET

Essere baristi

oggi

COME SI È EVOLUTA LA FIGURA

DEL PROFESSIONISTA DIETRO IL BANCONE E

QUAL È LA DIREZIONE GIUSTA? PAOLO NADALET,

PRESIDENTE DELL’ISTITUTO NAZIONALE

ESPRESSO ITALIANO (INEI), TRACCIA UN QUADRO

TRA ITALIA ED ESTERO