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Mixer
/ DICEMBRE/GENNAIO 2018
IN PRIMO PIANO
Tavola rotonda Fipe
I
l 2018 sarà l’anno dello sbarco di Starbucks in Ita-
lia, un evento che non potrà non avere impatti in
un segmento di mercato composto soprattutto di
piccoli operatori indipendenti, con tutti i limiti e le
potenzialità che ciò comporta. Ecco perché, in occa-
sione di Host, FIPE ha deciso di organizzare una tavola
rotonda per interrogarsi sul futuro del bar e sul ruolo
che avrà in esso il caffè. Per discutere sul tema
Luciano
Sbraga
, Direttore del Centro Studi Fipe ha convocato
operatori della filiera del caffè e dei luoghi in cui esso
viene servito:
Antonella Zambelli
, PresidenteFipeVa-
rese, titolare di un bar e di una piccola torrefazione,
Fabio Massimo Ottolina
, amministratore delegato
della torrefazione milanese Ottolina,
Silvia Maltoni
,
fondatrice della catena di locali Verdi’s e
Leopoldo
Resta
, direttore commerciale di MyChef.
Il dibattito si è aperto con l’osservazione che sono
troppe lechiusurenel comparto. «Dobbiamodiventare
sempre più professionisti – ha affermato Antonella
Zambelli – Aprire un bar non è l’ultima spiaggia e il
caffèèunprodottocomplesso, chebisognaconoscere
bene, anche perché i clienti sono tutti “esperti”!».
Starbucks potrebbe essere un esempio da imitare,
piuttosto che un competitor da temere. «Copiando il
“nostro”caffè–ha sottolineatoSilviaMaltoni –ha fatto
scuola, anchegrazieai servizi aggiuntivi cheoffre. Il bar
del futuro è un punto di incontro. Un buon caffè, però,
non basta: bisognerebbe alzare lo scontrino medio e
adeguare il prezzodella tazzina,magari aiutandosi con
un dolcino per farlo accettare ai clienti».
Il fatto che la maggior parte dei bar in Italia sia in-
dipendente potrebbe rappresentare un limite e la
creazione di catene o di format potrebbe aiutare a
superarlo. «Aderire a un progetto di franchising – ha
spiegato Ottolina, la cui azienda ha da poco creato
un proprio format di caffetterie – può aiutare anche i
piccoli imprenditori e chi vuole iniziare questo tipo di
attività, perché richiede minor fatica che sviluppare la
propria idea. Avere un’idea è indispensabile quando
si apre un locale».
Leopoldo Resta è ottimista: «Il futuro del bar è ra-
dioso – ha affermato – e il format è un arricchi-
mento. Lo vediamo sulla nostra pelle. Gestiamo 50
marchi e ogni anni inventiamo format anche per
conto di partner. Ma abbiamo da imparare
dai piccoli imprenditori e dalla loro creatività».
Bar e caffè,
quale futuro?
di Elena Consonni
CHE SIANO INDIPENDENTI O
APPARTENGANO A UNA CATENA
I BAR DEVONO GARANTIRE
PROFESSIONALITÀ E OFFRIRE
SERVIZI OLTRE LA TAZZINA