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Mixer

/ MAGGIO 2018

LA PROFESSIONE

Giochi al bar

U

n circolo privato non può svolgere un’attività di

somministrazione a soggetti terzi e, quindi, non

soci dell’associazione che gestisce i locali, né tanto

meno può offrire l’esercizio del gioco del poker

texano con vincite in denaro. È quanto è stato ribadito nei

giorni scorsi dal Tribunale amministrativo della Campania,

respingendo il ricorso proposto da un’associazione sportiva

dilettantistica del Comune di Sant’Antimo (Na) che aveva

subito l’ordinanza di chiusura immediata dell’attività di club

privato disposta dall’amministrazione locale per “l’effettua-

zione di attività di somministrazione di bevande alcooliche

e soggetti non soci e l’elargizione di vincite in denaro per

esercizio del poker texano”. I controlli della Polizia di Stato,

infatti, avevano accertato che il titolare dell’associazione, in

qualità di presidente di club privato somministrava alimenti

e bevande a persone non soci, “trasformando di fatto il so-

dalizio in parola in una vera e propria attività a scopo di lucro

per la quale è prevista l’autorizzazione di cui all’art 3 legge

25 Agosto 1991 n. 287”, scrivono i giudici nella sentenza.

In effetti, l’articolo 2, comma 1 del Dpr 135 del 4.4.2001

dispone che “Le associazioni e i circoli, di cui all’articolo 111,

comma 3, del testo unico delle imposte sui redditi, aderenti

ad enti o organizzazioni nazionali le cui finalità assistenziali

sono riconosciute dal Ministero dell’interno, che intendono

svolgeredirettamenteattivitàdi somministrazionedi alimenti

e bevande a favore dei rispettivi associati presso la sede ove

sono svolte le attività istituzionali, presentano al Comune,

nel cui territorio si esercita l’attività, che la comunica per

conoscenza alla competente Azienda Sanitaria Locale (Asl)

per il parere necessario all’eventuale rilascio dell’autorizza-

zione di idoneità sanitaria, una denuncia di inizio attività”

(ai sensi dell’articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241,

e successive modificazioni). È pertanto subordinata a mera

d.i.a. e non al provvedimento di autorizzazione di cui all’art. 3

della L. n. 287/1991, l’attività di somministrazione di alimenti

ebevandeesclusivamentea favoredei soci aderenti al circolo

o all’associazione, a fini di incentivazione e di promozione

dell’associazionismo sportivo, dilettantistico e culturale – ri-

creativo. Mentre la cessione a terzi non soci di alimenti e

bevande resta invece soggetta ad autorizzazione.

Nella fattispecie proposta al tribunale campano, invece, era

statoaccertatodallaPoliziadi Statoche il titolaredell’associa-

zione, “In qualità di presidente di club privato somministrava

alimenti e bevande a persone non soci” e a scopo di lucro.

Ragion per cui, “stante la natura e l’efficacia fidefaciente

fino a querela di falso ex art. 2700 c.c. che è da riconoscere

al citato verbale di accertamento di violazione amministrati-

va n. 31/2012, difetta il presupposto applicativo del regime

agevolato, imperniato sulla d.i.a. o s.c.i.a e valevole solo per

la somministrazione di alimenti e bevande effettuata a favore

dei soci aderenti all’associazioneoal circoloprivato, inragione

dell’assenza dello scopo lucrativo sottesa alla riserva dell’at-

tività somministrativa ai soli soggetti aderenti a sodalizio”.

Del resto il già richiamato Dpr n. 235 del 2001, recante la

disciplina semplificata sui titoli abilitativi, validi anche ai fi-

ni dell’art. 86 Tulps, per la somministrazione di alimenti e

bevande da parte di circoli privati, prevede la cessazione

dell’attività svolta in caso di violazione (cfr. Tar Lazio, sez.

II, 18/10/2013, n. 9013) e comunque non comprende l’au-

torizzazione per l’esercizio dell’attività di sala giochi (cfr.

Cons. St., sez. V, 19/4/2013, n. 2207). Fermo restando, tutta-

via, che il gioco del poker texano con premi in denaro non

può essere mai autorizzato in nessun locale, poiché

non ancora soggetto a specifica regolamentazione.

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SENZA AUTORIZZAZIONE E SI SOMMINISTRAVANO ALIMENTI E BEVANDE AI NON SOCI