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sarà comunque dedicata una lounge ad

hoc nell’edizione 2016), che sarebbero

resi più consapevoli, non solo rispetto

all’ubicazione di un’azienda, ma soprat-

tutto rispetto alla suo contesto produt-

tivo sia esso territoriale e persino, se

così possiamo dire, varietale.

DEDICATI AI WINELOVERS

Proprio questo aspetto –l’utilizzo

sempre maggiore del vitigno autocto-

no- dovrebbe essere un punto focale

di promozione di ogni edizione del

Vinitaly. Non solo perché il vitigno

‘nostrano’ ha un numero di esemplari

praticamente infinito, ma anche per-

ché in grado, aspetto assolutamente

non marginale, di uscire sul mercato

a prezzi competitivi, senza per questo

far venir meno la qualità. In occasione

di questa cinquantesima edizione del

Vinitaly saranno rappresentate, anche

se a mio modo di vedere in maniera

piuttosto nebulosa per non dire confu-

sa, quelle categorie che oggi risultano

molto in voga presso il pubblico dei

winelovers. Parlo del biologico e di

quella dimensione produttiva che ha

a che vedere con l’artigianalità. A questi

due aspetti saranno dedicati gli spazi

di un unico padiglione. L’elemento di

confusione -secondo alcuni immagino

che questo aspetto invece risulterà di

coesione- è quello di voler assegnare

differenti categorie a realtà che inve-

ce molto spesso coincidono. Se il Vivit

infatti sarà lo spazio in cui si potranno

incontrare vigneron dallo spiccato ta-

glio artigianale, in quello del Vinitaly

Bio, area gestita in collaborazione con

Feder Bio, verranno ospitati quei pro-

duttori che sono stati certificati bio-

logici. Tuttavia artigianale spesso sta

a indicare non tanto una produzione

limitata, ma piuttosto una che, proprio

perché piccola, rispetta in primo luogo

l’ambiente in cui viene realizzata.

Al di là di queste piccole questioni di

gestione degli spazi, la 50esima edizio-

ne del Vinitaly mi auguro possa essere

un successo di pubblico non tanto da

attribuire ad una prassi consolidata, ma

soprattutto ad un costante rinnovamen-

to che possa far sì che la manifestazione

italiana del vino si possa adattare ai

tempi che cambiano, senza per questo

trasfigurare sé stessa.

M