08 Maggio 2015
Crescono anche nel 2014 le esportazioni italiane di salumi. A dirlo i dati presentati Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi aderente a Confindustria), nell’ambito di TuttoFood, che rivelano come, stando alle rilevazioni di Istat, nel corso del 2014 il nostro export abbia raggiunto quota 148.830 ton (+4,7%) per un fatturato record di 1,260 miliardi di euro (+6,3%). Un buon risultato in termini di volumi e soprattutto in termini di valori, maturato in un contesto ancora caratterizzato dalla crisi e dall’aumento delle barriere non tariffarie (Usa e Russia).
Ma nel corso dell’anno si è mantenuto vivace anche l’import che ha fatto segnare un +11,1% in quantità per 48.668 ton e un +9,4% in valore per 192,7 milioni di euro.
Nonostante questo aumento, però, il saldo commerciale del settore ha registrato un ulteriore importante incremento (+5,8%) per oltre 1 miliardo di euro.
Le esportazioni del settore, in termini di fatturato, hanno inoltre mostrato un passo più veloce rispetto all’industria alimentare (+3,5%) e decisamente più brillante di quello del Paese, che ha chiuso con +2%.
[caption id="attachment_76128" align="alignleft" width="200"] Nicola Levoni[/caption]
«Dal 2008, nonostante gli effetti che la crisi economica ha avuto sull’economia reale e sui consumi, l’export di salumi ha sempre mostrato trend di crescita, rappresentando spesso la principale forza trainante del settore - ha commentato Nicola Levoni, presidente di Assica - . L’obiettivo dell’industria alimentare da qui al 2020 è quello di portare il valore delle esportazioni a quota 50 miliardi, così come previsto dal piano strategico del Governo. È questo un impegno che condividiamo con il resto dell’industria alimentare e che il nostro settore - uno dei più rappresentativi del Made in Italy alimentare - intende perseguire con tutte le proprie forze. Ve detto però che il nostro settore è ancora molto penalizzato dalle barriere non tariffarie. Assica si sta adoperando molto al fianco delle istituzioni italiane e comunitarie per aprire nuovi mercati a tutti i prodotti della salumeria e alla carne suina. In particolare, sono molto attivi i canali con la Cina e gli Stati Uniti, Paesi nei quali recentemente abbiamo anche partecipato a Missioni del Governo. Ma forti del lavoro svolto fin qui, guardiamo al futuro con ottimismo, sicuri che molti altri risultati arriveranno anche grazie all’attuazione del Piano Straordinario del Governo. Poter contare sul sistema Paese per noi è fondamentale, i risultati di quest’anno ne sono la prova evidente. Senza le penalizzazioni del 100% reinspection Usa e l’embargo russo, solo per citare quelle più note, la crescita sarebbe stata ancora più solida e ampia».
L’andamento dei singoli Paesi
Il 2014 è innanzitutto risultato positivo per le esportazioni di salumi verso la UE che, nonostante il perdurare della crisi economica e di consumi deboli, hnnoa registrato un +4,2% in quantità per 118.780 tonnellate e soprattutto un +5,9% in valore per 975,9 milioni di euro. All’interno della UE un contributo positivo è arrivato in termini di fatturato da tutti i principali partner commerciali.
Nel dettaglio, positiva la performance verso la Germania che con un +1,3% per 31.200 ton e +1,2% per 280 mln di euro si è confermata il nostro principale partner commerciale sia in quantità sia in valore, grazie al buon andamento degli invii di prosciutti crudi, salami pancette e insaccati cotti.
Luci e ombre invece per l’export verso la Francia che ha registrato un -3% in quantità per oltre 25.240 ton, ma un +1,1% in valore per 213,6 milioni di euro. Un risultato che da un lato riflette il calo di esportazioni di prosciutti crudi stagionati con osso e mortadelle e insaccati cotti, dall’altro il buon risultati dei salami e gli andamenti positivi di prosciutti crudi stagionati senza osso, prosciutti cotti e bresaola.
Ottimo 2014 per contro per le esportazioni verso il Regno Unito che archivia le difficoltà del 2013 con un +8,6% per circa 13.460 ton e +10,7% in valore per 141,9 mln di euro grazie agli incrementi di domanda di tutte le principali categorie di salumi con l’unica eccezione dei salami.
Molto positivi anche i contributi di Austria (+10,8% per oltre 10.210 ton e +8,4% per 72,3 mln di euro), Croazia (+7,5% in quantità per 6.160 ton e +20,2% per 19,5 mln di euro) che ha beneficiato di una domanda tornata a orientarsi verso prodotti a maggiore valore aggiunto, e Spagna (+11% per 4.510 ton e +12,8% per 20,3 mln di euro).
Rimane stabile il Belgio (-0,1% per 6.630 ton e +2% per 72,1 mln di euro), mentre fra i mercati più piccoli spiccano gli incrementi a 2 cifre di Paesi Bassi (+34,1% e +33,4%) e Slovenia (+24,5% e +37,5%). Chiudono in aumento anche Svezia (+7,6% e +8%) e Grecia (+3,9% e +3,2%).
Ma lo scorso anno si è dimostrato molto positivo anche per gli scambi con i Paesi extra UE. Nonostante l’inasprimento delle barriere non commerciali e l’embargo russo le esportazioni dei nostri salumi hanno superato il traguardo delle 30.050 ton (+6,5%) e raggiunto quota 283,2 milioni di euro (+7,7%).
Brillante la performance verso gli Stati Uniti, primo mercato di destinazione con 7.365 ton (+16,4%) per 86,8 milioni di euro (+18%). Un risultato molto importante, soprattutto se si considera che, a causa del provvedimento 100% reinspection, i costi di sdoganamento delle nostre spedizioni sono aumentati di circa 4.150 milioni di euro su base annua e che non è ancora possibile esportare i prodotti a breve stagionatura che darebbero un contributo di almeno altri 30 milioni di euro all’anno solo nella fase di apertura del mercato. Il dato è giustificato anche dalla strategia dei produttori nazionali che nel 2014 hanno aumentato i buffer di magazzino negli Usa, per tutelarsi rispetto ai citati problemi. Problemi che, oltre ad aumentare i costi, rallentano e rendono meno prevedibili i tempi di invio. Ottime su questo mercato le performance di tutte le principali categorie di salumi.
Il 2014 è poi stato in ripresa per gli invii di salumi verso la Svizzera (+1,8% per oltre 4.750 ton e +3,5% per 71,6mln di euro). A determinare questo risultato sono le performance positive di salami, bresaola e insaccati cotti che hanno più che compensato la flessione dei prosciutti crudi.
Nel corso dell’anno una importante spinta al nostro export è arrivata anche dal Giappone (+27,4% in quantità e +17,8% in valore) e dal Canada (+20,2% e +18%) che hanno visto una crescita di tutte le categorie di salumi. Sui mercati più piccoli, spiccano gli incrementi a 2 cifre di Repubblica Sudafricana (+13,2% e +17,8%) e Norvegia (+12,9% e +7,3%). Positivi anche i risultati di Libano (+5,1% in quantità e +3,7% in valore) e Brasile (+6,1% e +8,1%). Hanno ceduto terreno, invece, le spedizioni verso Hong Kong (-2,7% ma +8,6%) e la Bosnia Erzegovina (-6,3% e –11,3%) Ha chiuso, infine, con un -42,7% in quantità per circa 1.000 ton e un -32,1% in valore per 12,7 milioni di euro la Federazione Russa a causa dell’embargo.
Le performance per prodotto
Fondamentali per le nostre esportazioni anche nel 2014 sono stati i prosciutti crudi stagionati. Gli invii di prodotti con e senza osso - assieme a coppe, culatelli e speck - hanno evidenziato un +5,7 % in quantità per oltre 62.630 ton e +8,7% in valore per 658,6 milioni di euro. Il saldo commerciale della categoria ha registrato un ulteriore importante incremento, arrivando a 596,2 milioni di euro dai 552 del 2013 (+8%). Bene in particolare le esportazioni dei prodotti senza osso, mentre i prodotti in osso hanno mostrato ancora una volta un andamento cedente. Considerando l’insieme delle due voci doganali, hanno mostrato un buon passo gli invii verso i partner comunitari e un andamento brillante quelli verso i Paesi terzi.
Ma un ottimo 2014 hanno vissuto anche mortadella e wurstel che, dopo un 2013 difficile, hanno ripreso la loro marcia segnando un +6,2% in quantità per 33.560 tonnellate e un +7,2% in valore per 120,1 milioni di euro.
Anno altalenante ma comunque positivo, invece, per le esportazioni di salami, arrivate a quota 25.485 ton (+2,2%) per 253,5 Dinamico anche il trend delle esportazioni di prosciutti cotti che hanno chiuso con +4,3% in quantità per 14.110 ton e +6,4% in valore per 98,2 milioni di euro.
Incremento a 2 cifre poi per l’export di pancetta stagionata, che ha archiviato le difficoltà del 2013 con un +14,9% (per 4.380 ton) e un +12,4% in valore (per 33,2 milioni di euro).
Complesso infine si è rivelato il 2014 per gli invii di bresaola che, scontando il confronto con l’ottimo biennio 2012-2013, hanno chiuso in lieve flessione il 2014: -0,4% in quantità per circa 2.945 ton e -1,6% in valore per 52,9 milioni di euro.
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A cura di Matteo Cioffi
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