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14 Marzo 2020Con la chiusura totale del canale della ristorazione e dei prodotti industriali a essa dedicati in tutta Europa, "le aziende di macellazione non sono in grado oggi di collocare le carni provenienti dalle vacche degli allevamenti da latte che hanno solo in tale canale la loro piena valorizzazione sia sul mercato italiano che europeo". E' il grido d'allarme di Assocarni, l'associazione che rappresenta l'industria italiana di macellazione che, in una nota, chiede "misure urgenti di sostegno agli allevatori da latte fino alla riapertura del canale della ristorazione".
Con la chiusura totale e improvvisa imposta per legge delle catene di ristorazione in Italia e la progressiva chiusura che sta interessando gli altri Paesi, lamenta Assocarni, "il prezzo degli animali provenienti dagli allevamenti da latte è destinato a scendere e la stessa macellazione di tali capi è a rischio per assenza di domanda. Buone invece le notizie per la carne di vitellone e scottona i cui prezzi sono già in aumento per la domanda sostenuta della Gdo a cui tale carne è destinata. Considerati gli elevati volumi, anche le capacita di stoccaggio del prodotto - sottolinea - sono quasi esaurite".
Se a ciò si aggiunge la concomitante crisi del latte non più commercializzato nel canale della ristorazione, "la redditività degli allevamenti da latte italiani - conclude l'associazione che rappresenta l'industria italiana di macellazione - è messo a dura prova, per cui Assocarni sostiene le iniziative già richieste dalla Coldiretti e preannunciate dalla Ministra Bellanova di sostegno economico al settore".
All'allarme di Assocarni si aggiunge quello delle cooperative degli allevatori: "Stimiamo che il 10% della produzione nazionale di latte fresco già adesso fatichi a trovare collocazione sul mercato" sottolinea Giorgio Mercuri, Presidente Alleanza cooperative agroalimentari.
"La chiusura su tutto il territorio nazionale - osserva Mercuri - di tantissime attività produttive legate al canale horeca ha provocato pochi giorni il crollo della vendita di latte fresco e di molti prodotti trasformati. In questa situazione di assoluta emergenza dovuta alla diffusione del coronavirus, le strutture cooperative temono di non essere più in grado di trasformare tutto il latte raccolto dai loro soci e stanno invitando pertanto la propria base associativa a fare ogni sforzo per ridurre la produzione di latte. La situazione negli allevamenti è ormai molto compromessa - sottolinea ancora il presidente Mercuri - e la cooperazione è impiegata, insieme a tutti gli operatori del settore, dalle organizzazioni di categoria al mondo industriale, a intraprendere ogni possibile misura pur di non arrivare al fermo dell'attività. Positivo in tal senso è stata la decisione assunta dalla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova di destinare 6 milioni di euro all'acquisto di latte Uht alle persone più bisognose".
I quantitativi di latte raccolti dalle 600 cooperative che operano in Italia - diffuse in Lombardia, Emilia Romagna, Trentino-Alto Adige, Veneto, Sardegna, Piemonte, Marche, Puglia, Campania e Calabria - superano i 7,5 milioni di tonnellate di latte, pari a più del 62% della materia prima nazionale.
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