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a cui si presta poca attenzione.
Mentre tutte le famiglie fanno
la spesa, non si può dire al-
trettantoper la frequentazione
di bar, ristoranti e vacanze.
Dall’indagine Istat sui con-
sumi delle famiglie emerge
che solo una famiglia su tre
effettua spese per consuma-
zioni fuori casa in ristoranti,
trattorie, ecc. E sono, inmedia
d’anno, 12 milioni gli italiani
che fanno almeno un viaggio
per vacanza. L’impressione è
che nei sondaggi queste di-
scriminanti vengano ignora-
te lasciando che rispondano
tutti, anche coloro che non
hanno la consuetudine di fre-
quentare ristoranti o luoghi
di vacanza.
Quando si tratta di questi
consumi, differentemente da
quanto accade per l’acquisto
di prodotti alimentari, la va-
riabilità della spesa può esse-
re elevata. I dati appena dif-
fusi dal barometro cashless di
CartaSì e “CorrierEconomia”
registrano nel mese di luglio
un aumento degli acquisti del
3,2% in alberghi e ristoranti e
rilevano da un lato un ritor-
no in territorio positivo delle
spese dei “basso spendenti”
e dall’altro l’indifferenza al-
la crisi dei consumatori che
detengono quote di reddito
elevate e che quasi mai, an-
che nei momenti peggiori
della crisi, hanno ridotto il
proprio tenore di vita.
Con queste premesse la tesi
secondo cui nel consumo ali-
mentare si va affermando un
ritorno all’interno delle mura
domestiche, a scapitodel fuori
casa, appare assai debole.
Abbiamo iniziatodicendo che
la crisi non risparmianessuno.
Ed infatti anche i consumi ali-
mentari fuori casa arretrano.
Tra il 2007 ed il 2013 c’è stata
una contrazione della doman-
da per 1,9 miliardi di euro.
Per l’anno in corso le pre-
visioni, penalizzate da una
stagione estiva caratterizza-
ta dal maltempo, rimangono
negative. Nel primo semestre
il fatturato delle imprese di ri-
storazione è aumentato dello
0,6% rispetto allo stessoperio-
do di un anno fa. Se si consi-
dera che il valore incorpora la
dinamica dei prezzi pari, nel
periodo, all’1,4%ne deriva che
il fatturato registra, in termini
reali, una variazione negativa
per poco meno di un punto
percentuale. In questa secon-
da parte dell’anno è possibile
cheleperditevengano,almeno
parzialmente, recuperate.
OCCASIONI DI CONSUMO
Ma c’è da aggiungere un’altra
considerazione. Il fuori casa
è fatto di diverse occasioni di
consumo che la crisi ha inte-
ressatoconmaggioreominore
intensità. La pausa pranzo, ad
esempio, è l’occasione che più
ha risentito dell’impatto della
crisi sia per la diretta riduzio-
ne del numero di consumatori
(perdita posti di lavoro) e sia
per la propensione a ricercare
soluzioni più economiche.
Tra chi pranza fuori casa, il
numero di chi lo fa diretta-
mente sul luogo di lavoro è
aumentato di 500 mila unità
dal 2007.Meno importanteè la
razionalizzazionedei consumi
nelle occasioni di convivialità,
in particolare la sera e durante
i fine settimana.
Il mercato alimentare fuori ca-
sa conferma la sua forza anche
se la crisi ha reso ancor più
evidenti alcune criticità a co-
minciaredall’elevato turnover
e dall’espansione dell’offerta
parallela.
Nel I semestre del 2014 il saldo
tra aperture e chiusure è stato
negativoperoltre5milaimpre-
se a testimonianza di un qua-
dro che resta molto difficile.
Senza un’azione combinata di
politicamonetaria e di politica
fiscale, dacongegnarsi inevita-
bilmente a livello europeo, da
questa situazione non si esce.
Nel primo caso si va nella dire-
zionedi stimolare investimenti
ed export deprezzando il va-
lore dell’euro da cui possono
derivare benefici anche sul
versante dell’inflazione, nel
secondo in quella di soste-
nere e rilanciare i consumi e
quindi ladomanda interna.
M
.
Fonte: Centro Studi Fipe su dati ISTAT
59.115
60.422
59.531
59.136
59.732
59.535
61.315
62.669
62.669
62.656
62.683
62.664
61.595
60.794
60.612
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Spesa delle famiglie per consumi alimentari fuori casa – valori concatenati in mln. di euro
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