è funzionale al drink, secon-
do perché è scenografica e
diventa utile per l’intratteni-
mento del cliente al bancone
del bar. Detto ciò, irrinun-
ciabile è il mio spremi-lime,
emblema e strumento della
freschezza di molti drink che
amo come il Daiquiri.
Come ti spieghi la moda
dei drink vintage
?
Sicuramente è legata alla ri-
scoperta della miscelazione
tradizionale dei primi coc-
ktail book di inizio secolo.
Parliamo di distillati, qua-
li vanno per la maggiore?
A parte il ritorno di ver-
mouth e gin, trainati dalla
tendenza del recupero delle
ricette vintage, credo cresce-
ranno i consumi di tequila e
di mezcal, un distillato mes-
sicano ottenuto dalla pianta
dell’agave.
Quanto conta la formazio-
ne scolastica per emergere
come barman?
L’istituto alberghiero offre
indubbiamente una base
per cominciare a muovere
i primi passi dietro a un ban-
cone, ma non è sufficien-
te. Per diventare un bravo
barman servono studio, pas-
sione, curiosità, esperienza
e costanza nel mantenersi
aggiornati con seminari,
masterclass e training or-
ganizzati dalle eccellenze
del settore.
E che cosa pensi delle com-
petizioni?
Personalmente, prediligo le
friendly competition. Quel-
le, per intenderci, dove ogni
barman è invitato a portare il
proprio stile personale in li-
bertà per quanto riguarda le
ricette e a presentare il pro-
prio concetto di miscelazio-
ne. In questi casi, lo scambio
culturale e di ispirazioni con
i colleghi è molto alto. Inol-
tre, le competizioni hanno
sicuramente degli interes-
santi risvolti di marketing:
vincere una gara consente
spesso di legarsi a brand
con conseguenti benefici
in termini di agevolazioni
aprile 2015
mixer
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