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Mixer

/ LUGLIO/AGOSTO 2017

RISTORAZIONE

Guida ai piatti catalani

cucina occitanica, trasversale dall’Italia alla Spagna

passando per il Sud della Francia.

UNA STORIA ANTICA

Nonpernullatra iprimi ricettari scritti in linguaromanica

del secolo XIV o XV ve ne sono proprio in catalano.

Cucina su cui proprio in quegli anni si innestarono i

prodotti arrivati con la scoperta dell’America, diven-

tando in breve tempo tra i prodotti più tipici della

regione come il pane con pomodoro (americano), o

Pa amb tomàquet

, la bruschetta in versione catalana,

ora spesso arricchita con una fetta di prosciutto crudo,

la

Botifarra amb mongetes

, ovvero la tipica salsiccia

catalana con fagioli bianchi (americani),

Trinxat de col y

patatas

(con le patate in arrivo dall’America) o, ancora,

la

Escalibada con pimientos

, ovvero grigliata estiva di

peperoni, di origine americana, ma anche di patate,

appunto, melanzane, cipolle…

IL RUOLO DEGLI ITALIANI

Gastronomia questa che in Età moderna, quando le

tradizioni catalane furono un po’ messe in un angolo

dall’imperante Regno di Castiglia, si ritirò soprattutto

nei conventi eneimonasteri,dovesi compilaronodiversi

ricettari arrivati sino a noi. Ma la fisionomia e la risco-

perta della cucina catalana tradizionale arrivata sino ai

nostri giorni la si deve anche… agli italiani e al nuovo

costume popolare di andare a mangiare nelle Fonde,

o osterie, dal nome arabo

Alfondec

, ovveromagazzino

di alimentari, dove imercantimangiavanoedormivano.

Furono appunto gli italiani nel XVIII secolo a iniziare

questa consuetudine soprattutto a Barcellona, dove le

fondevenivanoannunciateconcartelli di legno illustrati

dasimboli, animali, ar-

mi,etc.,cosìanchegli

illetterati potevano

conoscere il nome

di questi locali. Ne-

gli scritti di Néstor

Luján, giornalista e

scrittoredienogastro-

nomiacatalano, si legge

infatti che una delle Fon-

de più famose di Barcellona

fu fondata da un sardo arrivato

nella capitale della regione nel 1788,

tale Giovanni Antoni Ardizzi , che nel 1815 aprì

il Beco del Racó, dove si mangiavano piatti come la

lepre in umido, lo stufato di patate,

Escudella i carn

d’olla

, zuppa derivata dalla cottura della pilota, una

grande polpetta di carne, con patate, cavolo e legumi

o

L’Esqueixada

, un’insalata fredda a base di baccalà

dissalato e sminuzzato, peperoni verdi, cipolla, olive,

peperoncino, pomodori a dadini e olio d’oliva, la zup-

pa di polpettine, o il

Fricandò

, ovvero vitello steccato

con pancetta e cotto con verdure, brodo o vino. Tutte

ricette che si trovano anche in Piemonte, regno del

quale faceva parte appunto la Sardegna.

E Parlando d’Italia non si può non citare i

Canelons

, o

cannelloni, diventati ormai un piatto tipico catalano,

anche nella sua versione di magro, con ricotta e spinaci.

Ma proprio in quel secolo Barcellona divenne una città

ricca, di mercanti e, in parte, anche manifatturiera, con

un richiesta di cucina più raffinata, per cui si importa-

rono diversi piatti dalla vicina Francia, a partire dalle

lumache (

Caragols

).

PA AMB TOMÀQUET

CARGOLS A LA LLAUNA

FIDEUÀ

ESCUDELLA I CARN D’OLLA

EMBOTITS