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FEBBRAIO 2018 /

Mixer

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Oggi non sono più un’eccezione e la moda sta prendendo

piede, come nel caso dell’Armani e del Diana a Milano o del

bar Stravinskij dell’Hotel De Russie a Roma.

Un vero trionfo quello dei bar: alla cui diffusione contri-

buiscono non poco i social. L’offerta formativa è in linea

con questa crescita esponenziale?

Dice bene: oggi tutto va più veloce, le idee si diffondono

in tempo reale, le opinioni non hanno il tempo di essere

formulate che già vengono contradette. Chi non si adegua

al vento è già considerato fuori mercato. Ed è qui che, sub-

dolo, si può insinuare il rischio dell’approssimazione, anche

sul piano formativo. Quello che purtroppo talvolta accade è

che per rispondere con prontezza alle richieste si scelgono

approcci superficiali, ben lontani da quella specializzazione

che in questo settore fa la vera differenza.

Il risultato?

Una formazione inflazionata e spesso lacunosa. E questo di-

spiace. È triste, infatti, vedere banchi bar super attrezzati

(magari con oggetti vintage sempre più in voga) ma poi ac-

corgersi che il personale non sa quando si debba usare un

mixing glass e quando uno shaker.

Per non parlare del drink cost, un argomento basilare, ma

spesso non affrontato a dovere e quindi radicalmente di-

sapplicato… Ci tengo a dirlo: non basta dispensare pillole

di sapere, che sapere non sono: in questo modo si priva

di identità il locale, che, senza un vero e consolidato

Know how, rischia di rimanere in balia degli eventi...

aree più reattive e zone con tempi molto più lunghi.

Il risultato– a guardar bene – è che molto spesso possiamo

individuare la coesistenza contemporanea di filoni diversi,

declinati variamente sul territorio nazionale.

Qualche esempio della situazione attuale?

Partirei dal

molecolare

, un filone mai realmente finito, che

ha ancora tanto da dire e che è ancora in grado di suscitare

curiosità nella sua platea di estimatori.

Contemporaneamente, però, il fuori casa è capace di svilup-

pare altre proposte. Ecco allora il filone

hipster

, interprete

dei valori classici del post proibizionismo, ma anche quello

dell’homemade,basatosullaproduzione inpropriodi basi per

la mixability. E poi non dimentichiamoci né del

food pairing

,

inteso come la propensione di chef “curiosi” a sperimentare

inediti abbinamenti di cibo e drink, con l’obiettivo di stimo-

lare il gusto dei clienti e regalare loro nuove esperienze. Né

del filone

salutista

inizialmente “di casa” solo nei bar delle

palestre, ora gettonatissimo un po’ dovunque. Prova ne è il

fatto che attrezzature come centrifughe ed estrattori hanno

incrementato parecchio la loro diffusione.

Che ruolo gioca l’esempio estero?

Da oltre confine giungono molti stimoli che, piano piano,

stiamo riuscendo ad assimilare. Pensiamo per esempio al-

la progressiva diffusione dei bar degli alberghi. Solo fino

a pochi anni fa si era riluttanti a frequentarli, quasi rap-

presentassero un mondo chiuso di cui si aveva remore ad

oltrepassare la soglia.

Il focus dell’azienda, nata nel

1983, è la fornitura di attrez-

zature al mondo Horeca; il

suo obiettivo è di fornire un

servizio adeguato e sempre attuale agli opera-

tori del mondo fuori casa con le proposte dei

migliori fornitori nell’ambito food&beverage e

garantendo un’assistenza continua.

Sulle attrezzature e sul loro ottimale utilizzo, RG

cura una rubrica fissa su Mixer, Mixinnovation.

www.rgmania.com

RG MANIA