AGO. SET. 2014
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S
tiamo entrando, nel momento in cui scrivo queste righe, nel pieno della
stagione estiva. Un periodo di straordinaria importanza per il nostro
settore. Per avere solo un’idea di ciò che significa il comparto turistico
per i consumi fuori casa, solo per i 7 mila alberghi a 4 e 5 stelle italiani,
gli approvvigionamenti Food e Beverage valgono 2,3 miliardi di euro. La
sola banchettistica ha messo a tavola più di 1,2 milioni di ospiti.
Sono cifre straordinarie, che svelano però solo il vertice di tutta la piramide della ristora-
zione italiana, che affonda le sue radici in una varietà di offerta dalle mille articolazioni.
Che sta soffrendo ancora, pur con delle differenze. Lo testimonia la rilevazione Cribis
D&B sui ritardi di pagamento rispetto alla scadenza prevista in fattura. Ebbene, ac-
canto alla grande distribuzione, l’horeca è quella che registra le peggiori performance.
Soltanto un’impresa su sette paga entro i termini previsti. La metà accumula ritardi
entro il mese e le altre vanno oltre.
È una situazione difficile che risale lungo la catena di fornitura e mette le nostre
aziende distributive in mezzo al guado. Da un lato dobbiamo cercare di far fronte a
una oggettiva difficoltà di molti nostri clienti, dall’altro ci preme preservare i rapporti
con i fornitori che pretendono il rispetto dei tempi di pagamento, secondo quanto
previsto dal’articolo 62.
Già, l’articolo 62, in questa situazione, denuncia il suo maggior difetto, quello di essere
stato un provvedimento che è intervenuto per legge su una pratica che, nella mag-
gior parte dei casi, aveva scopi commerciali. E lo dimostra proprio ora, con i dati che
abbiamo citato. Se oltre l’80% delle imprese dell’horeca non paga entro le scadenze
previste, evidentemente qualcosa nell’obbligo di legge non quadra. Che poi la difficoltà
sia forte, con i consumi alimentari che sono costantemente in altalena tra piccole risalite
e successive discese, è sotto gli occhi di tutti.
Che cosa dobbiamo fare?
Certamente, la presenza di una legge che fissa i tempi di pagamento ci vede nella
condizione di rispettarla e di non metterci automaticamente in mora. Tuttavia dovremo
essere vigili, discernendo tra chi dei nostri clienti ha bisogno di un sostegno nella
difficoltà e chi, invece, adotta sistematicamente un atteggiamento dilatorio che, alla
lunga, non ci permette di creare valore. Anzi mina la gestione finanziaria delle nostre
aziende. Assicurare la continuità delle nostre imprese e dei nostri clienti, l’ho già detto
in altra occasione, è il nostro impegno. Ma lo possiamo fare solo se siamo in grado di
selezionarli e di classificarli. Di trattenere quelli con i quali si può crescere insieme e
di abbandonare chi invece per incapacità o “furbizia” non ce lo permette. È una linea
di condotta che in questi anni di crisi ci ha permesso di dare continuità al nostro
business. E in questa direzione dobbiamo proseguire.
ART. 62, RITARDI NEI PAGAMENTI
E VALORE DELLE IMPRESE
Qualcosa
nell’articolo 62
non funziona,
se sei imprese
su sette non
pagano entro
la scadenza
IL PUNTO DEL
PRESIDENTE
Italo Nebiolo
presidente Cooperativa
Italiana Catering