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OTT. NOV. 2014

14

dolci creativi o

semplici,

se ben realizzati

e presentati,

danno ottime

marginalità

DI MARIELLA BONI

PRIMO PIANO

Dessert, una

portata strategica

Il dolce è decisivo per concludere

adeguatamente un’esperienza al ristorante.

Tra consigli degli chef stellati e soluzioni

dell’industria alimentare, ecco

cosa fare per non scontentare

i clienti

N

el ristorante il dessert

ha un ruolo molto im-

portante, sotto vari

aspetti. A quanto pare

è proprio questa portata a resta-

re più impressa nella memoria del

cliente, anche perché è l’ultima a

essere servita. Ma il dolce può essere

anche qualcosa con cui “riscattar-

si”, se malauguratamente qualcosa

è andato storto durante il servizio.

La sua variabilità è estrema e da

porre in relazione alla tipologia di

ristorante: dessert molto creativi ed

elaborati o dessert semplici, purché

ben realizzati e presentati possono

avere comunque successo presso

l’avventore, con costi di materie

prime e lavorazione differenti, ma

in genere ottime marginalità per il

ristoratore, tenendo conto che in

linea di massima, per dessert me-

diamente complessi il labor cost è

generalmente superiore rispetto a

quello della materia prima.

LISTA DEI DOLCI. COME ORGA-

NIZZARLA?

Qui possono venire in

aiuto i suggerimenti di maestri pa-

sticceri e chef esperti, con qualche

consiglio generico, ma pur sempre

utile.

Per Giancarlo Perbellini, chef stel-

lato che viene da una ben nota

famiglia di pasticceri, la carta dei

dolci dovrebbe comprendere sem-

pre almeno un dolce al cioccolato e

un paio di dessert che giocano sul

contrasto caldo-freddo, si dovreb-

be usare il più possibile la frutta

di stagione e far ruotare con una

certa cadenza (ogni 30-40 giorni)

le proposte.

Un consiglio che naturalmente non

vale per alcuni “classici”, quelli par-

ticolarmente graditi ai clienti o quel-

li per cui il ristorante è rinomato

(è buona cosa avere un “dolce della

casa” esclusivo e caratterizzante),

che rimangono dei caposaldi fissi

nel menu dei dessert. Importante

anche conoscere le tradizioni gastro-

nomiche del luogo: se siamo in Alto

Adige lo strudel non potrà mancare,

sia pure rielaborato, mentre se sia-

mo in costiera amalfitana il cliente

si aspetterà di trovare dolci a base

di ingredienti del territorio e della

tradizione campana.

La pastry chef Loretta Fanella racco-

manda di valutare, prima di impo-

stare la carta dei dolci, il numero di

persone, le attrezzature e gli spazi

che si hanno a disposizione per il

reparto “dolce”, per calibrare la pro-

posta anche in relazione a quella

che sarà poi l’operatività quotidiana.

Tutti suggerimenti che si aggiungo-

no a un altro aspetto chiave: il dolce,

Giancarlo Perbellini, chef stellato che viene da

una ben nota famiglia di pasticceri.