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Mixer

GIUGNO 2015

Bartender

MIXOLOGY

posso dirvi che quando la disponibilità di spesa è ridotta

l’ingegno si aguzza per trovare soluzioni alternative. In

questi casi bisogna migliorare le materie prime (buone,

ma non eccellenti per ragioni di costi) usate come base

per i drink con infusioni e sciroppi home made. E poi,

sono utili piccoli accorgimenti: per ridurre i costi, per

esempio, bisogna usare solo frutta di stagione nei coc-

ktail. In questa logica, per dirne una, il Bellini va messo

in carta solo quando è epoca di pesche bianche.

Insomma, un cocktail d’autore di qualità può costare

anche solo 8 euro?

Sì, ma -come dicevo prima- ci vuole un po’ di furbizia

nell’impostare la carta e una certa caparbietà per creare

prodotti home made che esaltino gli spirits usati.

Come si fa a calcolare il prezzo di vendita di un

cocktail?

Primo passo, bisogna misurare le dosi dei prodotti: è es-

senziale sapere quanto costa una bottiglia e quanti cocktail

si possono creare. Inoltre, occorre calcolare il costo di

frutta e di decorazioni, aggiungere un 25% in più circa di

spese -tra personale, luci, affitto, attrezzature- e calcolare

il costo delle tasse sul singolo scontrino. Per esperienza

posso dirvi che, se un drink costa 4 euro, in un bar di un

centro cittadino devi venderlo almeno a 12 euro.

Che ruolo ha la decorazione secondo te?

La decorazione è essenziale. Funzionale o scenica, per

me deve essere d’impatto, emozionare e colpire la vista.

Insomma, ha la stessa funzione della presentazione dei

piatti nell’alta cucina. Marca subito la differenza. Credo

che il drink debba regalare un’esperienza a tutto tondo:

non basta che sia buono, bilanciato e profumato. Sia

chiaro, questi sono elementi imprescindibili, ma non

sufficienti. Per giustificare una spesa di un certo tipo, il