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luglio/agosto 2015

mixer

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R

icerca costante della materia prima, personalizza-

zione di ogni referenza, attenzione alla stagionalità

e al territorio. La gelateria è come un ristorante

stellato. Ecco l’idea rivoluzionaria e vincente di

Simone Bonini, patron delle gelaterie Carapi-

na,

due punti vendita a Firenze e uno a Roma. Realtà di

successo inserite nelle guide gastronomiche straniere più

cool, spesso tra l’altro sotto la categoria “ristorante”. Già

perché qui, oltre a coni e coppette, si possono sperimen-

tare percorsi di degustazione con abbinamenti tra gelato

artigianale realizzato con soli ingredienti naturali, biscotti

e bevande. Senza scordare tramezzini, finger food, birra,

brioche, pasta e aperitivi.

Simone Bonini è…

Un visionario. Mi sono avvicinato al mercato del gela-

to artigianale con un approccio moderno e innovativo,

scontrandomi contro un settore ancorato al passato. Mi

piace studiare nuovi abbinamenti, valorizzare al meglio le

materie prime e sperimentare. Risultato? Fino ad oggi ho

creato un centinaio di gusti, che ripropongo durante l’anno

a seconda delle stagioni e delle materie fresche reperibili

sul mercato. Inoltre ho allargato l’offerta della gelateria,

per creare un locale polifunzionale e sempre attivo.

Negli ultimi anni com’è cambiato il mercato del gelato?

Dal punto di vista della clientela, riscontro una maggiore

preparazione e curiosità. Quanto all’offerta, siamo sempre

di più a credere nel valore del gelato artigianale realiz-

zato con prodotti freschi e del territorio per richiamare

la clientela.

Perché anche per il gelato è importante il territorio?

Primo, per ricordare la grande tradizione gelatiera del

nostro Paese; secondo, per sottolineare la differenza con

il prodotto commerciale. Nel caso di Carapina, le gelaterie

di Firenze si riforniscono solo da una cooperativa agricola

del Mugello, mentre quella di Roma da un’azienda che

distribuisce frutta del territorio romano. Quanto al latte,

è sempre maremmano.

Parliamo di gusti.

Negli ultimi tre-quattro anni la proposta è diventata più

eterogenea. Oggi troppi si improvvisano professionisti e

aprono gelaterie senza un’adeguata preparazione, puntan-

do solo sulla quantità e offrendo gusti privi di personalità,

anonimi. In questo scenario ritengo essenziale educare

il consumatore partendo dall’ABC. Ovvero, dal sapere

riconoscere il prodotto industriale dal vero gelato alla

frutta realizzato esclusivamente con acqua, polpa e zuc-

chero. Anche per questo dalla scorsa stagione ho deciso

di concentrarmi soprattutto sui gusti tradizionali, creme

classiche e frutta di stagione, senza rinunciare ad alcuni