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Soave,

il sale della vite

MINERALITÀ. UN VEZZO DEL DEGUSTATORE MODERNO

CHE IN REALTÀ PER ALCUNI VINI DI CASA NOSTRA,

SOPRATTUTTO BIANCHI, RISULTA ESSERE

UN TRATTO DISTINTIVO. IL SOAVE È UNO DI QUESTI.

ETEREO NEL NOME, MA DI CARATTERE NEL BICCHIERE

DI LUCA GARDINI

N

el vino le mode non riguardano solo le

categorie, bianco, rosso o bollicina, ma

anche le sfumature produttive legate ad

esse: barricato, non barricato, brut o ex-

tra brut. Non voglio infine considerare

la moda del biologico, perché di fatto oggi la

stragrande maggioranza dei produttori non usa

la chimica o se la utilizza lo fa con dosaggi molto

contenuti. Lemode non s’interrompono neppure

quando il vino è già nel bicchiere. Pensiamo alle

rotazioni indiscriminate che non risparmiano i

vini giovani, per intenderci quelli che non neces-

sitano di grandi ossigenazioni, né gli spumanti.

In quest’ultimo caso addirittura a essere messo

in pericolo è proprio l’elemento costitutivo di

questa categoria, il perlage appunto, che rischia

di vedersi seriamente compromesso dai cosid-

detti ‘agitatori di bicchieri’.

PARLIAMO DI “SAPIDITÀ”

Quanto al trend gustativo che oggi va per la

maggiore, è quello della mineralità. Con questo

termine s’individuano sensazioni molto diverse,

che vanno dall’affumicato alla roccia bagnata,

dagli idrocarburi alle note marine. Tanta roba?

Troppa roba, direi. Per questo, personalmen-

te, amo sostituire al termine mineralità quello

di sapidità. Motivo? In realtà non ce n’è uno

solo. Intanto bisogna chiarire, e non lo dico

solo io ma anche il professor

Attilio Scienza

(docente presso la facoltà di agraria dell’uni-

versità degli studi di Milano), che per parlare di

questo aspetto bisogna avere una conoscenza

geologica molto approfondita se non addirit-

tura accademica, senza dimenticare che non

è esattamente quantificabile, nel sapore di un

vino, interazione tra suolo, pianta e varietà della

medesima. Forse solo le viti messe a dimora

su rocce di origini vulcanica, e i vini che ne

derivano, sarebbero gli unici esempi per cui

si potrebbe scomodare questa parola. Oltre a

questo preferisco parlare di sapidità, non fosse

altro perché il ‘salato’ è un fattore molto più

conosciuto e di conseguenza più condivisibile

e riconoscibile in fase di degustazione. Infine,

cosa non meno importante delle altre, credo

che sia più utile avere stile, un proprio stile, di

comunicazione rispetto all’essere alla moda. In

fondo anche Coco Chanel, una che di questo

aspetto se ne intendeva, sostenne sempre che

la moda passa, mentre lo stile resta.

IDENTIKIT DEL SOAVE

Di vini sapidi, per fortuna, nel nostro paese ne

abbiamo diversi. Uno di questi è il Soave. Il nome

per certi versi rispecchia la personalità di questo

Luca Gardini

Romagnolo verace,

Luca Gardini inizia

giovanissimo la sua

carriera, divenendo

Sommelier Professionista

nel 2003 a soli 22 anni,

per poi essere incoronato,

già l’anno successivo,

miglior Sommelier d’Italia

e -nel 2010- Miglior

Sommelier del mondo.

GLI ESPERTI

Il sommelier

78

Mixer

MARZO 2016