L’importanza
di guardare
al domani
N
egli anni ’80 era la Milano da bere a “dettare legge”.
Un po’ in tutta Italia.
La Milano degli Yuppies del film di Vanzina e della
canzone di Barbarossa, la Milano dei giovani ram-
panti, “esportati”concettualmenteanchegraziealle
parodie televisive, come quella ammiccante del
Drive In
o quella surreale dell’edonismo reaganiano di
Roberto
D’Agostino
(in
Quelli della notte
), che andavano a sati-
reggiare l’incosciente e inconsapevole euforia, generata
dal boom economico di quegli anni.
E in questo clima un po’ sopra le righe, dove l’apparenza
giocava un ruolo primario e spesso dirimente nella rete
dei rapporti sociali, «il ristorante – ricorda
Italo Piccoli,
docente di sociologia dei consumi alla Cattolica
– era
considerato un vero e proprio
status symbol
, un luogo di
incontro per uomini d’affari, vip della moda, della finanza
edello spettacolo. Andare al ristorantenonsignificava sem-
plicemente “mangiare fuori”, ma frequentare “posti in” e
trascorrere la seratacon la“gentegiusta” in“luoghi vetrina”.
In linea di massima i ristoranti (tenga presente – ci tiene
a precisare Piccoli – che il mio discorso si focalizza volu-
tamente sui locali di fascia alta, “discendenti diretti” dei
ristorantidimatricefrancese,gestitidaicuochidi
Versailles
)
non erano a buon mercato (d’altro canto in molti potevano
permetterseliaqueitempi).Puntavanosuspecialitàitaliane,
sulla
nouvelle cuisine
e su una rinnovata cultura del vino
(tragicamente messa in crisi, da lì a poco, dal vergognoso
scandalo del metanolo.
NdR
)».
COSTUMI, MODE,
POLITICA E SOCIETÀ:
UN INTRECCIO COMPLESSO
CHE SI DIPANA NEL TEMPO
IN UN CONTINUO EFFETTO
DI AZIONE E REAZIONE
DI CARMELA IGNACCOLO
RISTORAZIONE
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Mixer
MAGGIO 2016