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Mixer
LUGLIO/AGOSTO 2016
PUBBLICO ESERCIZIO
Trend
social lo rendeparticolarmente interessanteper ilmondo
della ristorazione e del food – a maggior ragione oggi
che il web è letteralmente invaso da taglieri di salumi
e bottiglie di vino stappate, caricate da clienti ansiosi
di condividere con la rete le proprie indimenticabili
esperienze enogastronomiche. Attenzione, però: non
aspettatevi migliaia di utenti pronti a “seguirvi”, come
su Facebook e Twitter; i locali italiani più attivi arrivano
difficilmente al centinaio di “follower”.
Q
COME QUAL ITÀ
Una parola rimbomba costantemente in questi anni di
boom gastro-culinario “teleguidato” dai MasterChef &
Affini di turno: “qualità”. Uno di quei vocaboli che, un
po’ come felicità e fortuna, quando si sente ripetere
troppo spesso non è un buon segno – di solito vuol
dire che intorno ce n’è poca. E infatti, nel Paese simbolo
dell’eccellenza enogastronomica, non tutti i consumatori
scelgono laqualità adogni costo. Tanti, amalincuore, non
se la possono permettere. Altri, invece, non ci badano
proprio, vuoi per mancanza di educazione alimentare
o per la comodità delle promozioni al discount.
Da un lato abbiamo un forte calo dei consumi in Bar,
Ristoranti e Pizzerie, dall’altro una crescente attenzione
verso prodotti biologici, a km0, tipici e di alta gamma.
Nei consumi stiamo sperimentando una polarizzazione
che riflette il divario tra chi ha i mezzi economici e
culturali per apprezzare e acquistare prodotti di qualità
e chi, viceversa, non li ha.
Come deve comportarsi un locale in uno scenario come
questo? Qual è il giusto equilibrio tra le due Q, qualità
e quantità, a parità di prezzo? Una strada sempre più
battuta è quella del compromesso: ingredienti “poveri”
della tradizione, valorizzati grazie a una cucina originale,
creativa e di qualità; menu a prezzi popolari, imprezio-
siti però dalla valorizzazione dei prodotti del territorio.
È il caso sia del boom degli “stellati low cost” – ben
esemplificato dal “D’O” di Davide Oldani a Cornaredo
o da “Un Posto a Milano” di Nicola Cavallaro –
sia dei tantissimi piccoli grandi ristoratori di
tutta Italia che, stando nei pochi euro di un
aperitivo o di un pranzo di lavoro, fanno
di tutto per non rinunciare alla quali-
tà dell’offerta. Se non vogliamo
che la parola qualità faccia
rima soltanto con ricchezza,
questa resta l’unica strada
percorribile.
M
PARTICOLARE
DEL LOCALE “D’O”
E FOTO DI
“UN POSTO A MILANO”