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16

Mixer

/ MAGGIO 2018

IN PRIMO PIANO

Non solo espresso

PORTOGALLO – GALAO

E MAZAGRAN

Il Portogallo è il paese che

ha colonizzato il Brasile,

da cui importa la materia

prima per fare il

Galao

,

caffè simile al latte mac-

chiato, servito in alti bic-

chieri di vetro, con poco

caffè e molta schiuma.

Il Mazagran, invece, è un

caffèghiacciatochearriva

dall’Algeria, a cui i por-

toghesi hanno aggiunto

succo e soda di limone.

SPAGNA – CAFÉ

BOMBÓN

Il caffè Bombón è diviso in

dueparti;lapartepiùpesan-

te nel fondo della tazzina,

rigorosamente di vetro, è di

latte condensato e acqua,

mentre la parte superiore è

un tradizionalecaffèespres-

so.NatoadAlicante, questo

tipo di caffè si può consu-

mare ora in tutta la Spagna

nellaversionepiù“alcolica”con il Baileys

al posto del latte condensato.

VIETNAM – CÀ PHÊ

Cà phê... è il nome onomatopeico del caffè del Vietnam (dove ven-

ne introdotto nel 1800 dai francesi) che poi ne divenne un grande

produttore. Cà phê si consuma in diverse modalità e, visto il clima,

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zucchero, e il Cà phê trúng ovvero caffè con le uova, preparato con

un tuorlo d’uovo che viene montato con latte condensato.

SENEGAL –

CAFFÈ TOUBA

Il caffè Touba del Sene-

gal è considerato sacro

perché proviene da una

ricetta codificata alla fi-

ne dell’800 dallo sceicco

Amadou Bamba, leader

spirituale e carismatico

della confraternita Sufi

dei Muridi. Aromatizzato

con chiodi di garofano e jarr, il pepe di

Guinea, il caffè Touba si beve in tutti i

Tangana, i caffè di strada delle città,

spesso accompagnando il cibo.

TURCHIA – KAHVESI

In Turchia nacquero le prime

caffetterie già nel XVI secolo e

quindi nell’ex impero Ottomano

il caffè è sempre stata un’istitu-

zione, tanto da venir iscritto co-

me Turk Kahvesi nella lista dei

beni immateriali dell’Unesco. Il

caffè turco, come quello greco

d’altronde (all’inizio erano en-

trambi sotto l’impero ottomano,

e divennero nemici solo nel XX

secolo) si prepara facendobollire

il caffè macinato finemente in un

‘ibrik’, un piccolo bricco lucido

d’ottone, assieme ad acqua, zucchero e, a seconda

delle tradizioni locali,magari conqualche spezia come

il cardamomo, facendolo bollire e sbollire tre volte (vi

ricorda qualcosa?).

Lo si beveva dopo il pasto e tra amici in tazzine di

porcellana; una volta terminato, con estrema calma,

si poteva capovolgere la tazza nel piattino e aspettare

che il limo gocciolasse giù, per poi cercare di leggere

il futuro nel fondo che si formava.