MAGGIO 2018 /
Mixer
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e lo smalto blu del Mediterraneo. Tempi ormai remoti,
incui nonc’eranofrigoriferi epergarantire lacatenadel
freddo ci si approvvigionava ancora nelle nevieredelle
montagne vicine. Papà il suo laboratorio lo aveva in
casa e noi siamo nati lì: avvolti dalle fragranze di burro,
brioche, cioccolato, mandorle e cannella. Immersi fin
dasubitonel suo laboratoriodi sapori della tradizione.”
Un inizio insordina, quasi incredibileadesso, adistanza
di più di cinquant’anni. E sono i numeri a fare la diffe-
renza, raccontandoci – oggi – di un’azienda familiare
che pensa in grande: oltre 14 milioni di fatturato nel
2016, per un utile netto che supera il milione di euro,
più di 5.000 clienti con una presenza importante sui
mercati esteri, che oggi vale il 20% dei volumi. Un
vero e proprio sistema aziendale che si rivolge all’alta
fascia dell’Horeca.
“Ancora una volta, tutta la mia riconoscenza va a papà
–prosegueNicola –. Fu lui, infatti, a incoraggiare lamia
passione, dandomi l’opportunità, fin da giovanissimo,
di “andare a bottega” presso grandi pasticceri sicilia-
ni, esponenti delle diverse tradizioni dolciarie della
mia isola. Mi sono fatto le ossa giorno dopo giorno,
trasmettendo le mie conoscenze nel laboratorio di
Castelbuono.”
La pasticceria Fiasconaro, oggi, è nota per le sue
paste lievitate (panettoni e colombe, specialmen-
te), che – a voler essere obiettivi – poco hanno a
che vedere con la tradizione siciliana. Come è nata
questa passione, presto tradottasi in un successo?
Avevo vent’anni quando feci la grande scoperta, fre-
quentando l’Accademia culinaria di Asti: me ne inna-
morai all’istante e decisi frequentare un corso sulle
DON MARIO FIASCONARO
CON I FIGLI (DA SINISTRA)
MARTINO, NICOLA, FAUSTO
IL BAR
FIASCONARO
A CASTELBUONO
NICOLA FIASCONARO
NEL LABORATORIO
DELLA SUA PASTICCERIA