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MAGGIO 2018 /

Mixer

21

e lo smalto blu del Mediterraneo. Tempi ormai remoti,

incui nonc’eranofrigoriferi epergarantire lacatenadel

freddo ci si approvvigionava ancora nelle nevieredelle

montagne vicine. Papà il suo laboratorio lo aveva in

casa e noi siamo nati lì: avvolti dalle fragranze di burro,

brioche, cioccolato, mandorle e cannella. Immersi fin

dasubitonel suo laboratoriodi sapori della tradizione.”

Un inizio insordina, quasi incredibileadesso, adistanza

di più di cinquant’anni. E sono i numeri a fare la diffe-

renza, raccontandoci – oggi – di un’azienda familiare

che pensa in grande: oltre 14 milioni di fatturato nel

2016, per un utile netto che supera il milione di euro,

più di 5.000 clienti con una presenza importante sui

mercati esteri, che oggi vale il 20% dei volumi. Un

vero e proprio sistema aziendale che si rivolge all’alta

fascia dell’Horeca.

“Ancora una volta, tutta la mia riconoscenza va a papà

–prosegueNicola –. Fu lui, infatti, a incoraggiare lamia

passione, dandomi l’opportunità, fin da giovanissimo,

di “andare a bottega” presso grandi pasticceri sicilia-

ni, esponenti delle diverse tradizioni dolciarie della

mia isola. Mi sono fatto le ossa giorno dopo giorno,

trasmettendo le mie conoscenze nel laboratorio di

Castelbuono.”

La pasticceria Fiasconaro, oggi, è nota per le sue

paste lievitate (panettoni e colombe, specialmen-

te), che – a voler essere obiettivi – poco hanno a

che vedere con la tradizione siciliana. Come è nata

questa passione, presto tradottasi in un successo?

Avevo vent’anni quando feci la grande scoperta, fre-

quentando l’Accademia culinaria di Asti: me ne inna-

morai all’istante e decisi frequentare un corso sulle

DON MARIO FIASCONARO

CON I FIGLI (DA SINISTRA)

MARTINO, NICOLA, FAUSTO

IL BAR

FIASCONARO

A CASTELBUONO

NICOLA FIASCONARO

NEL LABORATORIO

DELLA SUA PASTICCERIA