M
angiare differen-
te, per sceltaoper
necessità. C’è chi
la chiama cucina
mancina (vedi
box) e c’è chi non la chia-
ma in alcun modo, perché
in fondo, nell’alimentazione
come in tutto il resto, come
distinguere ciò che ènorma-
le da ciò che non lo è? Fatto
sta che sommando le varie
“nicchie alimentari” (vegeta-
riani, vegani, intolleranti e
allergici a varie sostanze) il
risultato può essere interes-
sante sia dal punto di vista
dell’offerta sia da quello del
business. Abbiamo chiestoa
duepubblici esercizi checon
diverse sfumature si rivol-
gono a clienti con esigenze
particolari di raccontarci fi-
losofia, strategie, problema-
tiche e vantaggi delle loro
attività.
IL FRULEZ DI BARI
Il Frulez di Bari è aperto
tutto il giorno: serve cola-
zioni, pranzi, aperitivi e ce-
ne, e funge da bar, bistrot,
gelateria oltre che da take
away e consegna a domici-
lio. L’interoprogettoè incen-
trato sulla frutta e laverdura:
«Abbiamo voluto ripensare
in modo diverso l’utilizzo in
cucina di frutta e verdura,
trasformandole da contorno
o fine pasto a centro dell’a-
limentazione» spiega l’am-
ministratore unico Lorenzo
Diomede. «è proprio l’utiliz-
zo di frutta e verdura in qua-
si tutte le nostre proposte a
facilitare l’assenzadi lattosio
e glutine, consentendoci in
maniera naturale di soddi-
sfarenumerose esigenze ali-
mentari». Sul menu, accanto
a ogni piatto ci sono uno o
più simboli che illustrano le
sue caratteristiche: biologi-
co, vegano, senza lattosio,
vegetariano e senza glutine.
«Ma non abbiamo calcato la
manosull’aspettodelle intol-
leranze» precisa Diomede.
«Nonvolevamodareal locale
unaspetto ‘sanitario’. Voglia-
mo che tutto quello che vie-
ne fatto qui sia gustoso per
10
mixer
luglio/agosto 2014
C’è chi la chiama
“cucina mancina”
filosofia,
programmi e
strategie dei locali
che si rivolgono a
clienti con esigenze
particolari
DI giuliano pavone
Intolleranze e dintorni
IN PROFONDITà