difficile - due elementi essenziali co-
me il terroir e l’uomo. La difficoltà del
clima ha in molti casi riscritto, meglio
sarebbe dire riproposto, i terreni più
vocati come scialuppe di salvataggio in
un’annata come la 2014. Come? L’eccel-
lenza di alcune parcelle o territori se
in millesimi molto buoni esaltano le
caratteristiche delle uve, in annate non
altrettanto brillanti limitano i danni,
quantomeno a livello qualitativo.
IL FATTORE UMANO
A questo si aggiunge, come detto, il
fattore umano. Quello di chi ha scelto in
primo luogo di non gettare tutto all’aria
quando materialmente gli era mancata
la terra da sotto i piedi, pensiamo alla
zona del Prosecco, oppure chi ha de-
ciso, come dicevo in apertura, di non
produrre l’annata, senza dimenticare
infine chi, per ragioni diverse, ha accet-
tato la sfida di far vino anche in questo
difficilemillesimo. Al di là della scelta, ciò
che maggiormente è emerso è
il grande
coraggio dei produttori di casa nostra
.
Quello di chi ha rinunciato agli incassi
per non svendere la propria reputazione
enologica, pensiamo nel flagellato Vene-
to a Bertani o Zonin, oppure quello di
quei vigneron che si sono messi in gioco
modificando, in alcuni casi in maniera
molto radicale, il proprio modo di fare
vino. Se i produttori piangono, anche i
consumatori non ridono si penserebbe.
Non proprio, soprattutto se consideriamo
che
la mancata realizzazione di alcune
etichette di punta
, per ragioni legate alla
qualità o alla qualità,
vedrà tuttavia un
conseguente accrescimentoqualitativo
proprio delle referenzemeno pregiate
.
UN ESEMPIO?
Meno Amarone significherà in molti
casi Valpolicella migliori. Andando ad
analizzare il problema dell’annata 2014
da una prospettiva più ampia, bisogna
tuttavia rimarcare come anche in Euro-
pa le cose non siano andate poi tanto
meglio. Anzi proprio
l’Italia, per la sua
conformazione allungata e ricca di
catene montuose
, in grado spesso di
contrapporsi come ostacoli alle pertur-
bazioni,
può vantare zone in cui l’an-
nata può dirsi più che buona
. I nomi?
Maremma, Chianti e quel Piemonte
dove i vitigni autoctoni –pensiamo al
precoce Dolcetto che pur producen-
do poco non ha fatto tempo a soffrire
freddo e malattie- pare abbiano aiutato
i produttori a superare con successo
l’annata 2014.
L’elenco dei nomi di
zone meno fortunate è purtroppo
più numeroso
, anche se le etichette
che comunque verranno prodotte in
queste zone daranno vita a vini più
sussurrati, ma non per questo meno
eleganti o poco tipici. Etichette che non
sbaglierei a definire contemporanee, in
quanto in grado di armonizzarsi meglio
con i trend della cucina; sempre più
legati al parametro della leggerezza.
Insomma cerchiamo di vedere il bic-
chiere mezzo pieno, sperando di riem-
pirlo l’anno prossimo con una nuova
grande annata.
M
Al nord molti
produttori
sostengono che
il 2014 sia da
considerare la
peggiore annata
da 100 anni a
questa parte