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GIUGNO 2017 /

Mixer

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È vero il turismo è un settore che ha fatto registrare un signi-

ficativo utilizzo del lavoro accessorio che, tuttavia, risulta in

linea con la quantità di lavoro complessivamente assorbita

dal settore.

Nel 2015 un pubblico esercizio ha acquistato in media 303

voucher. Complessivamente nel 2015 il settore dei pubblici

esercizi ha acquistato circa 19 milioni di voucher (prevalen-

temente i ristoranti). 19 milioni di voucher corrispondono a

diciannovemilioni di oredi lavoroossiapiùomenoall’attività

di 11mila lavoratori a tempo pieno.

Se confrontiamo questo dato con i 703 mila lavoratori di-

pendenti del settore risulta difficile sostenere che il lavoro

accessorio abbia rappresentato l’alternativa ad altre forme

di rapporto di lavoro.

Interminidi costodel lavoro i voucher valgono l’1,1%del totale.

È dunque difficile ipotizzare che il lavoro accessorio abbia

rappresentato un’alternativa rispetto ad altre forme di rap-

porto di lavoro, con l’avvertenza che le prestazioni lavorative

retribuite con i voucher potrebbero essere state preceden-

temente rese addirittura in modo irregolare.

Tanto più se consideriamo che le aziende hanno mantenuto

l’occupazione e hanno utilizzato tutti gli strumenti per far

fronte ad un mercato più flessibile. Ed infatti il numero degli

occupati dipendenti nelle imprese del turismo è cresciuto

negli anni dal 2010-2015 dello 0,8%.

Ed adesso che si fa? La FIPE ritiene necessario prevedere il

mantenimento di strumenti utili e funzionali a un mercato

del lavoro flessibile, sia pure con i necessari aggiustamenti

in relazione al carattere di occasionalità che la prestazione

deve avere.

Varie ipotesi sono all’esame. Si parla di “lavoro breve” inte-

so come il complesso di prestazioni che non danno luogo

a compensi superiori a 900 euro in un anno nei confronti di

un singolo committente, di rivisitare il lavoro intermittente

rendendolo più “leggero”.

Peraltro l’intenzione dichiarata dal Governo è quella di

definire in tempi brevi uno strumento che regoli il lavoro

saltuario ed occasionale, in linea con quanto accade negli

altri Paesi europei, per individuare, in collaborazione con

le parti sociali, soluzioni innovative ed efficienti. E non è da

escludere che lo stesso Governo, per affrettare i tempi e

colmare il vuoto normativo che si è venuto a creare possa

inserire il nuovo provvedimento sul lavoro occasionale nella

cosiddetta “manovrina” di primavera.

L’esigenza che il nostro settore avverte èquelladi individuare

uno strumento alternativo al voucher che risponda effettiva-

menteai criteridi occasionalità, siaaccessibileper le imprese in

terminidicosti,nonsiprestiadabusiemantengalecarat-

teristichedisemplificazionenellemodalitàdiattivazione.