AGO. SET. 2017
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tal quale negli stati fisio-
logici e patologie che ne
rendono necessario l’utiliz-
zo sotto rigoroso controllo
medico, non ci sono, allo
stato attuale dell’arte, studi
scientifici che permettano
di traslare tali informa-
zioni mediche rendendole
scientificamente veritiere
nel momento in cui tale so-
stanza sia utilizzata negli
impasti per pane e prodotti
da forno in generale”.
“La situazione biochimi-
ca, microbiologica, fisica e
chimico-fisica del processo
produttivo di detti prodot-
ti – continua la dottoressa
Lauri - èmolto complessa
e nulla può far esclude-
re (anzi molto probabi-
le data la caratteristica
peculiare del potere adsor-
bente del carbone vegeta-
le) interazioni chimiche e
biochimiche con i compo-
nenti gasogeni e moleco-
lari (acqua, proteine, lipidi,
carboidrati complessi, zuc-
cheri semplici, sali minerali
ecc.) presenti naturalmen-
te nell’impasto. A questo si
aggiunge l’assenza di studi
e pubblicazioni scientifiche
specifichesulpaneeprodot-
ti da forno che evidenzino le
interazioni chimiche, chimi-
co – fisiche e la concentra-
zione di residui cancerogeni
sul prodotto finito dopo un
ulteriore trattamento termi-
co di cottura.
La FDA americana non lo
permette mentre l’EFSA eu-
ropea l’ha considerato sicu-
ro in data 12.07.12 in base
alla concentrazione di PHA,
ma non si è espressa assolu-
tamentesuiprodottidipani-
ficazione”.
anche loro dal fortissimo
marketing del momento,
non potevano non essere
da meno e iniziarono an-
che loro a produrre pane e
prodotti vari col medesimo
additivo colorante.
Si iniziò a fare a gara per
mostrare al pubblico come
si faceva una pizza nera e
in televisione comparvero
dei medici (notare “medi-
ci” a parlare di impasti per
pane e pizza!) che descrive-
vano addirittura i benefici
farmacologici del carbo-
ne vegetale negli impasti,
confondendo l’azione del-
la versione farmacologica
dell’elemento, con quella
dell’additivo E153.
La dottoressa Simona Lau-
ri, Tecnologo alimentare,
riferisce: “Premesso e fer-
mo restando l’implicazione
farmacologica e l’utilizzo in
medicina di detta sostanza
…E ricordiamo, l’uso di coloranti, in pane e
pizza, è vietato!
Nel settore della panificazione, ancora prima dell’entrata in vigore del Reg. UE
1129/2011 che modifica l’allegato II del Reg. CE 1333/2008, le leggi alle quali
si faceva riferimento, per quanto concerne la disciplina igienica delle produzioni
e vendita di alimenti, sanzioni e gli additivi alimentari consentiti, erano la
Legge 283/62 e il DM 209/96 nel quale lo specifico Allegato IV riportava ben
in evidenza che: farina e altri prodotti della macinazione, amidi e fecole così
come pane e prodotti simili ecc. NON dovevano contenere nessun COLORANTE
e l’Allegato III dello stesso DM 209/96 identificava proprio il carbone vegetale
(E153) come ADDITIVO COLORANTE. La suddetta legge ne consentiva l’utilizzo
solo ed esclusivamente in prodotti da forno fini oltre a quelli della confetteria.
L’entrata in vigore del Reg. UE 1129/2011 parte B ribadisce e include
l’E153 Carbone vegetale nella categoria degli additivi COLORANTI. In
riferimento però allo specifico settore dell’Arte Bianca, la tab. 2 dello
stesso Reg. UE 1129/2011 NON consente l’utilizzo di nessun colorante in:
PANE E PRODOTTI SIMILI non solo, ma in nessun ingrediente utilizzato per
preparare il suddetto prodotto: ACQUA, FARINA, SALE, MALTO, ZUCCHERO,
MIELE, BURRO E LATTE. Proseguendo, nell’attuale e vigente Reg. UE
1129/2011, Parte E 07 (07.1, 07.2) viene ribadito che – l’E153 è consentito
quantum satis solo ed esclusivamente nei Prodotto da forno fini (07.2) e
NON in Prodotti da forno – Pane e panini ecc. (07.1).
Inoltre la direttiva (Guidance document describing the food categories
in Part E of Annex II to Regulation (EC) n. 1333/2008 on Food Additives)
opera un ulteriore descrizione delle categorie di alimenti elencati proprio
nel Reg. CE 1333/2008 operando un ulteriore specifica proprio sui prodotti
inclusi nella dicitura Cereals and cereal products (06) e Bakery wares (07).
Per coloro i quali leggono attentamente tale Guida appare una leggera
discrepanza tra la norma europea e quella italiana per quanto riguarda le
fette biscottate e i crackers.
Simona Lauri