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AGO. SET. 2017

21

E perché allora, seguendo questa

“musicalità” di gusto – e anche qui

Marinetti aveva già proposto una

cucina abbinata alla musica – gli

alimenti della tavola non diventa-

no anche quelli del bicchiere? Il

mondo della mixology (già di suo)

è una costante evoluzione di speri-

mentazioni, prove, assemblaggi e

proposte: il consumatore moderno

(intenditore o meno), quando si sie-

de a un banco, cerca e si aspetta

un qualcosa che possa lasciare il

segno, un abbinamento originale

fatto d’incroci sorprendenti…va be-

ne il cocktail affiancato alla cucina.

Perché allora non andare oltre e

ricreare una cucina adatta per quel

genere di drink?

Ecco la base del Food Pairing, un

connubio di gradimento che può

seguire non solo la similitudine dei

sapori, ma anche la contrapposizio-

ne e la stagionalità, l’importante

è che susciti emozioni, stupore e

voglia di provare.

“Il nostro obiettivo è quello di crea-

re un’esperienza unica, sempre con

materie prime di qualità” - dichiara

Gianfranco Morgante, proprietario

del Morgante, il locale nel vicolo

dei Lavandai, sui Navigli milanesi.

- Ogni sera proponiamo cocktail

che rubano ingredienti alla cucina

e piatti che ‘estorcono’ ingredienti

ai cocktail…Chef e Barman stanno

gomito a gomito”.

Come si approcciano i clienti al

Food Pairing rispetto all’abbina-

mento tradizionale convino e cibo?

Chi entra nel locale ha voglia di fare

una conoscenza diversa. L’importan-

te è sapere dosare i quantitativi, giu-

ste proporzioni e giusti accostamenti.

Gli ospiti spesso sono preoccupati

dall’idea di “bere troppo”, soprattutto

se gli si propongono più cocktails

durante un menù. In realtà, se stu-

diato e ben proporzionato anche in

base ai piatti, il quantitativo alcolico

ingerito è all’incirca quello di mezza

bottiglia di vino.

Il confronto tra la cucina e il bancone

è inevitabile. Le idee si confrontano,

si assaggia e si trovano soluzioni ido-

nee anche in base alla stagionalità

degli ingredienti stessi che si scelgo-

no. Anche da questo punto di vista

c’è piena sintonia.

Qual è l’ingrediente più complesso

nell’abbinamento? Cosa consigli a

chi si approccia per la prima volta

al Food Pairing in veste di Chef?

Penso che gli ingredienti più difficili

da abbinare siano i carboidrati: la

sensazione dolce dell’amido prevale

sempre, nonostante il condimento

faccia la sua parte. Inevitabilmente,

però, chi ama la pasta ha voglia di

sentirne il sapore, la consistenza,

il retrogusto bilanciato. Abbinare

un cocktail che mantenga questo

equilibrio di preferenza personale e

voglia di scoperta è più complesso,

ma non impossibile. Per chi non co-

nosce il Food Pairing, invece, consi-

glio di iniziare dai sapori semplici,