Table of Contents Table of Contents
Previous Page  18 / 76 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 18 / 76 Next Page
Page Background

GIU. LUG. 2017

16

PRIMO PIANO

DI ANNA MUZIO

Non solo fornelli

Dalle consulenze ai corsi, dal catering ai libri: cosa fanno gli chef per aggiungere

valore all’attività ristorativa dove i costi gravano sulla redditività?

V

oce del verbo cucina-

re. Per uno chef non

dovrebbe esistere al-

tro. Eppure spesso un

cuoco deve la sua sopravvivenza

non tanto ai conti pagati dai pro-

pri clienti ma ad attività parallele:

conduzioni televisive, consulenze

esterne, convention, eventi, blog,

pubblicità, libri. Certo, gli chef

famosi hanno più “mercato”, ma

anche i ristoratori di livello medio

hanno qualche chance di mettere a

frutto le proprie competenze.

QUESTIONE DI COSTI

Un ristorante ha costi molto elevati:

il personale, che per accontentare

una clientela sempre più esigente

deve essere numeroso e preparato,

le tasse, che si mangiano buona par-

te dei ricavi, il food-cost, sul quale

si può risparmiare fino a un certo

punto, la cantina, che è una voce

spesso trascurata ma assai gravosa,

l’arredamento, la lavanderia, a volte

l’affitto del locale, assorbono quasi

tutti i profitti. Così sempre più spes-

so un’insegna diventa una sorta di

showroom che serve a conquistare

l’attenzione delle guide, dare fama

allo chef che può metterla a frutto

in attività collaterali. Semplice ed

efficace. Prendiamo il caso di

Heinz

Beck

, lo chef tristellato della Per-

gola del Rome Cavalieri di Roma.

Attualmente le sue attività, oltre a

quella che gli dà maggiore prestigio,

sono: chef di un ristorante a Tokyo

(Heinz Beck&Sensi), di due locali

a Dubai (il ristorante casual Taste

of Italy, che è anche negozio, e il

Social), di uno in Algarve, in Por-

togallo (Gusto). Poi ha lo zampino

nel Cafè Les Paillotes di Pescara e

nel Castello di Fighine nel Sud della

Toscana; sta per aprire un ristorante

all’aeroporto di Fiumicino, Attimi,

per il quale ha preteso una cucina

grande come quella della Pergola,

ha una partnership con la Mercedes

Benz, una collaborazione con la De

Cecco per la produzione di sughi, e

un’altra con i vini laziali di Omina

Romana. E poi ci sono le feste, le

comparsate, i libri (Beck ne ha scritti

otto). Una iperattività che natural-

mente è un po’ sospetta. “Heinz fa

un po’ troppe cose – ci confessa un

suo collega stellato che vuole però

restare anonimo – e quando metti il

nome su troppi ristoranti non puoi

seguirli troppo bene. Infatti, ogni