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GIU. LUG. 2017

21

degli approvvigionamenti. «Anche se

si lavora in città e non si può avere

l’orto accanto al ristorante – ha rac-

contato – si devono comunque curare

gli approvvigionamenti e rispettare i

tempi della natura, se vogliamo otte-

nere piatti davvero perfetti. È anche

una questione di cultura: i ragazzi in

cucina vanno educati. Per esempio la

verdura non va solo pesata, ma guar-

data,toccata...pervedereseilprodotto

è fresco omeno. Purtroppo, trovo che

questoaspettosfuggaaigiovani:essen-

dotroppoconcentratisull’apprendere,

hanno perso il legame con la terra».

PerAntonioSchiavelli,presidenteUna-

proa (UnioneNazionale tra leOrganiz-

zazioni dei Produttori Ortofrutticoli),

la ristorazione potrebbe contribuire

a migliorare le abitudini di consumo

dell’ortofrutta. «Bisogna promuovere

– ha affermato – una valutazione del

prodotto in base alla qualità intrinseca

enonsoloaquellaestetica.Negliultimi

anni la scelta è stata ridotta a scapito

della differenziazione, ma ora ci si sta

rendendo conto che serve unmaggior

paniere di offerta per incrementare i

consumi».

E poi bisogna fare i conti con allergie,

intolleranze, regimi etici... «Abbiamo

a che fare con queste richieste ogni

giorno – ha concluso Davide Oldani

- per questo credo nell’importanza di

mettere a disposizione una carta ric-

ca, che possa offrire una possibilità di

scelta per tutti: piatti senza latticini,

senza farine, interamente vegetali...».

Da sinistra i tre chef intervenuti: Moreno Cedroni, Carlo Cracco e Davide Oldani

Un momento della tavola rotonda

che se siamo granelli di sabbia possia-

mo fare qualcosa, per esempio usare

prodotti biologici, ritornare ai grani

antichi per il pane, proporre porzioni

giuste e ridurre sale, olio e condimen-

ti. Nei miei trent’anni di carriera si è

fatto molto in questo senso e cerco di

trasmettere questi principi ai giovani

cuochi e a chi cucina a casa. Vedo

però un’esplosione di piatti pronti, a

scapitodellapreparazionedomestica».

«L’intento della mia cucina – ha prose-

guito Davide Oldani – è di dare digni-

tà alle materie prime meno pregiate

e trovare mercato per i prodotti del

territorio. La cipolla, per esempio, non

serve solo per fare il soffritto. Non so

se credo al prodotto a km 0, ma credo

nella freschezza dei prodotti. E, pur

condividendo la necessità di recupe-

rare gli scarti, ritengo che in cucina sia

importante fare in modo di prevenirli».

Anche Carlo Cracco è intervenuto nel

dibattito, sottolineando l’importanza

L’opinione degli stellati

In effetti, a partire dagli chef blasonati

fino ad arrivare alle formule di risto-

razione meno ricercate, si nota una

maggiore sensibilità da parte delle

imprese del settore verso le esigenze

del cliente, che si traducono in piatti

più leggeri (nonostante conoscere il

numero di calorie non sembri essere

una priorità per chi si siede al tavolo di

unristorante),realizzaticonprodottidi

stagione (l’84% dei ristoratori cambia

il menù al massimo ogni 4 mesi), a

denominazione di origine, di prossi-

mità (il 90% punta sulle filiere corte)

e - sempre più spesso – biologici.

L’importanza della ristorazione nel

riportare la salute nel piatto e nell’e-

ducare a consumi più salutari è, in

effetti, sentita. «A causa della scarsa

educazione alimentare – ha sottoline-

ato Moreno Cedroni – i ragazzi non

mangianopiùprodotti come acciughe

e sgombri, perché hanno le spine. An-