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mixer
maggio 2014
Marketing
gestioni e impresa
D
a sempre nella storia di tutte le culture
umane, il consumo di cibo e bevande
ha un forte legame con la condivisione
e la socialità. Fermarsi per ammirare
una splendidapiazza storica aVeneziao
Firenze per i turisti stranieri in Italia sentendosi
quindi un po’ partecipi del luogo; incontrare
amici al ristorante o al bar, occasione per rifo-
cillarsi ma soprattutto vedersi e chiaccherare;
organizzareopartecipareapranziocened’affari,
in cui la condivisione del cibo o dei brindisi
permette di conoscersi meglio, premessa per
qualsiasi potenzialità di affari.
I format si sono evoluti nel corso della sto-
ria: dall’Ultima Cena – possiamo dire – al rito
dell’happy hour contemporaneoma…qualcosa
suggerisce la necessità di un nuovo salto evolu-
tivo, che interpreti meglio i trend della socialità
contemporanea.
Fornire drink in abbinata con pseudo-cene a
base di paninetti avanzati del mezzogiorno,
patate bollite o penne al pomodoro – a prezzi
semprepiùbassi equindi conqualitàsemprepiù
scadente – non produce più né appeal per per i
consumatori né profittabilità per gli operatori.
Anzi, produce tristezza. Per tutti.
RINNOVATE ESPERIENZE
Questa sensazione nasce dalla constatazione
dello scollamento tra ciò che viene offerto e
ciò di cui le persone sentono di avere bisogno
oggi. Dalla distanza, dalla inadeguatezza, dalla
vetustà.
Non si tratta di lavorare su prezzi sempre più
bassi dunque o su nuove ambientazioni, ma ela-
borarenuoveesensateesperienzeapartiredalla
domande: cosa aggrega le persone oggi? Quale
forma di somministrazione di cibo o bevande
risulta essere (se lo è) più coerente rispetto alla
risposta della domanda precedente?
In generale le persone si aspettano di più. Espe-
rienze più complete e profonde, stimoli intel-
lettuali o culturali oltre la mera disponibilità
di spazi, la condivisione con altri con analoghi
interessi o stili di vita. Una forma di “multita-
sking” – insomma – che rendebanale e superato
il semplice drink al tavolino. Gli “spazi” devono
offrire altro che un semplice appoggio, difficile
riprodurre la spontaneità di altri tempi di partite
a carte giocate nei bar di quartiere dell’italia
degli anni sessanta.
Gli esempi di questa tendenza sono vari.
Si va dal recentissimo Eataly a Milano, aperto
all’internodell’ex teatroSmeraldo, cheospitaun
palco dove un fitto e interessante programma
di eventi musicali. Una rivoluzione rispetto ai
“vecchi” jazz club, dove la musica era il focus e
lasomministrazionedipurocontornoeservizio.
In Eataly i concerti sottolineano la validità della
formula di aggregazione (basata sul cibo e sulla
cultura enogastronomica) apportando valori e
appeal alla stessa.
Altre esperienze esplorano strade diverse. È il
caso dellaOsteria senzaOste di Valdobbiadene:
i clienti scelgono e consumano liberamente i
prodotti disponibili, pagando un obolo a pro-
pria scelta in una cassa comune. Una casa di
campagna, da farsi propria e da condividere
casualmente con altri inmodo inedito. Un luogo
Ristorazione e aggregazione,
ripensare le relazioni
Che cosa fa il
successo di
un format? La
risposta coerente
alle dinamiche
sociali generate
dai bisogni delle
persone. Perché
non basta essere
semplicemente
originali
di Daniela Ostidich,
4Food
il recentissimo EATALY di MILANO