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C
’era una volta il cibo
di strada, quello dei
più umili, dei lavora-
tori manuali, che ba-
davano alla sostanza
e non si focalizzavano sulla
forma.Preparatoepoiservito
per essere consumato al vo-
lo, nella canonica pausa del
mezzodì. Non un semplice
panino, ma una pietanza
calda, che necessita di una
preparazionepiùelaboratae,
talvolta, anche di posate per
essere mangiata. Ora c’è lo
street food, termine inglese
che connota una tendenza a
stelle e strisce, ossia il cibo
di strada in salsa anglosas-
sone, che giunge alle nostre
latitudiniportandounanuova
moda cui tutti i gourmet di
casa nostra si confrontano.
Daquelmeltingpotgastrono-
mico che sono gli Stati Uniti
(e il Canada), alle profonde
influenze asiatiche e caraibi-
che sulla tradizionale offerta
gastronomica londinese (ma
fish & chips è cibo di strada
100% british…) la moda di
mangiare“instrada”èarrivata
anche in Italia. O meglio, ha
datounnuovospolveroauna
tradizione locale millenaria
(si pensi alle osterie di Pom-
pei e ai loro thermopolium/
banconiapertisullastrada…)
e a ricette che affondano le
radici nella storiadellanostra
cucina regionale.
Ledifferenzetraidue?Innan-
zitutto emerge l’importanza
della forma: il cibo di strada
del XXI secolo giunge con
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mixer
marzo 2014
La nuova vita del
cibo di strada
all’ANTICA MACELLERIA FALORNI si possono
ordinare piatti pronti da portare a casa
o da mangiare direttamente sul posto
una tradizione millenaria che giunge nel XXI secolo dando
grande attenzione alla forma e alla qualità delle pietanze
di pietro cinti
ristorazione
Street food
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